martedì 15 maggio 2007

Booh!Un po' in ritardo, e necessariamente in breve, almeno per ora, le figure della paura: il Barbàn era l'orco della situazione, la Brazua, stridendo e srotolando i lembi della sua veste stracciata alzandosi in volo, portava sciagura e presagio di morte (come la civetta di cui porta il nome dialettale), il diavolo era sempre in agguato, le streghe non ne parliamo. E i folletti, poi! La gente doveva guardarsi da quei fenomeni naturali o da quelle persone sospette potenzialmente pericolose, soprattutto per i bambini. Per non farli avvicinare alle acque, dicevan loro che la Lùdria li avrebbe presi dagli abissi e portati via con sè, e nonostante ciò più d'un caso di annegamento purtroppo è avvenuto. Per farli star buoni, quando erano troppo piccoli per andare in certi posti, là c'era la Maimun-na; ma questa figura misteriosa era molto di più di uno spauracchio: descritta con gli attributi più schifosi, minacciava il passaggio, dal luogo di nascita, alla città più vicina, alla fiera, al mare o al monte dove si portavano le bestie al pascolo: "Se vai lì, "devi baciare il c... alla Maimun-na". [i riferimenti al diavolo nel sabba nonché ad altre figure mostruose con cui ha analogie li ho considerati ma sto ancora cercando dei misteriosi collegamenti]. Quando il bambino era abbastanza grande per oltrepassare i limiti del paese, svaniva il mistero: la temuta Maimun-na non c'era, ma la storia continuava ... per i più piccoli. Questa figura è presente in tutta la Val di Vara e anche sulla costa - a Vernazza c'è la Grotta della Maimun-na. Un'altra delle gentili creature che ho elencato più sopra, la Brazua, che è conosciuta anche con nomi leggermente diversi, ma che richiamano le bàzure (streghe) liguri anche del Ponente, somiglia moltissimo alla famosa Banshee delle Highlands scozzesi. Ancora, i folletti dispettosi, che erano i responsabili di lanci di pietre e rami tagliati, erano il modo di spiegarsi strani eventi, soprattutto quando non si aveva compagnia. Anche i fuochi fatui, di cui oggi si sa che sono originati dalla combustione di gas disciolto nel terreno o qualcosa del genere, o i folati di vento che rovesciavano il cappello, erano ascritti ad esseri sovrannaturali non troppo pericolosi, ma da evitare, tipo l'incubus notturno che pesava sul petto dei dormienti.
Con questo excursus rapidissimo mi accommiato per ora ...

domenica 13 maggio 2007

"Il figlio del Capitano frequentava delle ragazze che vivevano in una casa isolata e producevano il velluto, ma il padre non voleva che ci andasse e glielo aveva vietato, perché si diceva che fossero delle fee, delle fate, e che trasformassero gli uomini in animali.
E infatti, una volta il giovane tornò tramutato in toro, e il padre per la rabbia lo uccise con un'archibugiata.
(In realtà, le ragazze avevano il colera e glielo attaccarono e il padre lo uccise per evitare il contagio)."
Luoghi di produzione del velluto pare ci fossero veramente, in passato, dalle parti di Castello, dove è stata presa questa testimonianza.
Le ragazze erano probabilmente delle prostitute, che a volte vivevano emarginate e venivano guardate con sospetto, a volte additate come streghe. Qui le fate non hanno la connotazione positiva a cui siamo abituati, somigliano alla maga Circe, che circuisce e trasforma gli uomini in animali.

Altra leggenda che descrive una situazione pericolosa, da cui un malcapitato si salva in extremis è quella dell'osteria du Cian da Giesa ...
"dove facevano da mangiare carne umana e passa un giovane bello grasso, e la cameriera s'è innamorata, allora gli ha detto: -Vattene, che quello che mangi è come il tuo! E lui ha capito e se n'è andato, poi han fatto la denuncia e così è finita l'osteria."
Di racconti del genere è piena l'Alta Valle del Vara, da Carro a Varese Ligure, dove si mischia con quella dei monaci assassini delle Cento Croci (da qui il nome del luogo): il "viandante" non aveva fortuna se si ristorava presso il loro ospitale! La leggenda accreditata, comunque, narra che i pellegrini fossero "semplicemente" derubati e uccisi, ma che ai frati si fossero sostituiti dei briganti.

Invece, una leggenda che ha sempre a che fare con il passo delle Cento Croci e Varese Ligure ma in un'ottica di fede religiosa, è quella delle "Dodici Parole Sante":
"Un uomo disperato vuole vendere l'anima al diavolo in cambio di denaro e, arrivato su alle Cento croci, vede un nuvolone nero e minaccioso e gli viene incontro un uomo nero con gli occhi luccicanti [...] che lo accontenta. Può salvarsi, però, se allo scadere di un anno un mese e un giorno, riuscirà a dire quali sono le Dodici Parole Sante. Sceso a Varese Ligure, compra il castello e va a viverci con la famiglia. La moglie pia gli dice la prima parola - Uno: un Dio unico - ma i due sono presi dal panico quando si sta per avvicinare la fatidica data. Danno comunque asilo ad un poveruomo cinto di cilicio che, all'arrivo del nemico, con voce di tuono proclama le restanti parole e caccia via il malvagio."
L'eterna lotta dell'uomo contro il Male, la tentazione di cedere alla lusinga dei beni terreni e perdere un bene tutto sommato "inconsistente" qual è l'anima è quanto mai attuale, anche senza considerare l'alto dilemma di Faust.

["So resistere a tutto tranne che alle tentazioni", Oscar Wilde]

Le storie di vita, amore e morte, dove invenzione e realtà si fondono, sono sempre esistite, dalla mitologia classica e nordica alle fiabe africane e orientali; tentativo dell'uomo di esorcizzare le paure vivendo le passioni in senso catartico, ma ... se adesso siamo tentati di vivere virtualmente, grazie ad avatar in una second life, il genere umano potrebbe lentamente de-generare ...

Prossimamente: Spauracchi per i bambini!
"Una donna e suo marito fecero una scommessa: lei sarebbe andata a filare la lana su una tomba al cimitero, per dimostrare che non aveva paura di niente; mise una sedia sulla tomba e si sedette, filò la lana a lungo e, quando fece per alzarsi, si sentì tirare e tirare dal fondo del grembiule, e non riusciva a scappare, così per la paura, morì.
(In realtà, la cintura del grembiule era rimasta sotto la sedia ... )."

Questa storia si racconta in molti luoghi, con varianti, ma sempre per significare che non bisogna sfidare i morti. Questa è la versione di Carro, in Val di Vara. E' importante, per una lettura più profonda, anche considerare che il fuso è uno strumento legato alla morte e alle streghe - pensate alla "Bella addormentata nel bosco" [quest'ultima analisi è stata svolta approfonditamente dal prof. Alberto Borghini nei suoi saggi] - ma per ora volevo solo fare un esempio, stringato come è tipico dei Liguri, di una leggenda locale.

Blog sulle leggende locali e non solo

In questa era di comunicazione via computer e cellulare, di immagini che ti scorrono davanti veloci senza lasciarti il tempo di guardarle, che ne sarà della tradizione orale, grazie a cui si sono sviluppate intere società e su cui alcune civiltà ancora si basano?
Beh, forse se ne può anche fare a meno, ma perché non conservare quello che resta?
Alcuni anni fa ho fatto una "ricerca sul campo", nella provincia della Spezia, e ho trovato alcune cose interessanti o perlomeno curiose.
Ma soprattutto, mi ha affascinato un pensiero: c'è qualcosa che ritorna, qualcosa che c'è sempre, in ogni luogo - è la rappresentazione dei riti di passaggio ... nascita, adolescenza, maturità, vecchiaia e morte, come gli studiosi di etnografia e cose del genere hanno notato, ma anche Propp nelle fiabe, anche la psicologia che analizza la difficoltà nelle transizioni di ruolo ... per me è tutto collegato allo stato dell'essere umano, così fragile, così potenzialmente assoluto, quando fa parte di una comunità globale.
"Saremo eterni se ricordati", ricordiamo un pezzetto di noi, della nostra esistenza in un certo luogo, per condividerla con tutti gli altri "io" del mondo.
Questo per dire, se avete anche voi "scoperto" qualcosa che si sta perdendo nella trasmissione generazionale nel territorio in cui siete inseriti, salvatela prima che sia tardi!
In questo blog metterò alcune testimonianze che ho registrato personalmente e siti che trattano dell'argomento, e ... spero di ricevere notizie da qualcuno che mi parli di leggende e tradizioni delle sue parti, magari coinvolgendo nella ricerca nonni e/o bambini (può essere una grande occasione di scambio)! Elena della Spezia, nata a Genova da genitori siciliani